L’importanza della Chirurgia Implantare
Cosa è l’implantologia?
Per implantologia dentale si intende l’insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare estetico-funzionalmente un paziente affetto da perdita di denti, sia essa parziale o totale.
Di che materiali sono fatti gli impianti?
Gli impianti sono delle viti in titanio medicale di tipo 5 o lega di esso, che hanno per finalità il sostegno di protesi fisse o rimovibili.
Come si inseriscono gli impianti?
L’osso alveolare è coperto da una mucosa ( gengiva ) atta a sostenere i carichi masticatori, al di sotto della quale si trova una membrana (periosteo) che garantisce il nutrimento vascolare dell’osso sottostante.
L’inserimento di un impianto prevede l’incisione a tutto spessore di tali tessuti fino al raggiungimento dell’osso e la perforazione dello stesso con frese di diametro crescente dove andrà inserito l’impianto prescelto.
In situazioni ideali e in riabilitazioni complete di arcate completamente edentule, anzichè ricorrere allo scollamento di suddetti tessuti, è possibile inserire gli impianti in forma “flapless”. Tale tecnica consiste nel rimuovere un tassello di gengiva con un bisturi circolare e raggiungere l’osso sottostante attraverso questo varco mucoso.
C’è il rischio di rigetto?
Il rigetto è una reazione immunologica dell’organismo ospite per la quale un organo o un elemento estraneo, non vengono riconosciuti come appartenenti al “self” – a se stesso-.
Il titanio è altamente biocompatibile e pertanto il rigetto così inteso è alquanto improbabile.
Altro è il concetto di mancata integrazione dell’impianto che può riconoscere cause plurime tra cui l’osteoporosi e l’assunzione di farmaci catabolizzanti come il cortisone.
La perdita di un impianto si può avere anche per infiammazione intorno allo stesso ( perimplantite ). Se non trattata nella fase iniziale, porterà al riassorbimento dell’osso circostante con perdita di stabilità.
Quali rischi corro durante l’intervento?
Come in ogni atto medico va fatta un’attenta anamnesi per valutare le criticità e dare un valore di rischio all’intervento.
La comunicazione e l’ascolto sono prerequisiti di primaria importanza per sciogliere momenti di tensione e di ansia che a volte possono creare picchi ipertensivi e tachicardia.
La sedazione per inalazione può essere di aiuto nel tranquillizzare il paziente.
La pressione arteriosa e la frequenza cardiaca vanno sempre misurate prima di qualsiasi tipo di intervento.
Nel caso di patologie di varia natura, la condotta di intervento va sempre rapportata al tipo di diagnosi e alla gravità della patologia.
Linee guida procedurali sono senza dubbio utili da parte dello specialista.
Ho sentito parlare di rigenerazione ossea, cosa sarebbe?
La rigenerazione ossea è una tecnica chirurgica che ha per scopo l’incremento del volume osseo. La perdita dei denti, vuoi per parodontite, carie o traumi, comporta un riassorbimento dell’osso alveolare sia in altezza che in ampiezza. Tale fenomeno si accentua nel tempo se vi è compressione ossea per via della protesi mobile ( dentiera). Qualora tale atrofia diventi cospicua e si volesse riabilitare tale zona con protesi fissa sostenuta da impianti, è necessario effettuare interventi di terapia rigenerativa. Generalmente si ricorre ad interventi di splitting con divaricazione dell’osso nei casi di atrofia trasversale, altre volte si effettuano interventi appositivi di granuli ossei con ricopertura di membrane che li contengono.
Dopo un periodo di tempo variabile dai 6 agli 8 mesi, si avrà del tessuto neoformato con aumento di volume.
Un capitolo importante nella rigenerazione ossea riguarda il grande rialzo del seno mascellare.
Questa è una cavità posta a lato del massiccio facciale che comunica con le cavità nasali ed è pertanto ripiena di aria. E’ frequente che proprio in corrispondenza di tale zona si perdano molari o premolari ed è frequente che l’altezza ossea residua per l’inserimento di impianti sia insufficiente.
In tal caso, a seconda dell’entità dell’atrofia, si eseguono interventi di piccolo rialzo o grande rialzo del seno mascellare. Entrambe queste tecniche hanno come scopo finale la rigenerazione ossea con aumento di volume dello stesso, apponendo granuli ossei (bonechips) nella cavità del seno dopo averne sollevato la membrana di rivestimento.
Un periodo di attesa di circa nove mesi si renderà necessario affinchè l’osso neoformato giunga a maturazione.