
DIAGNOSI, DIAGNOSI E POI DIAGNOSI
Questa è la parola magica in medicina e in odontoiatria.
Non si può intraprendere un trattamento ortodontico senza aver classificato quelle malocclusioni che nella maggior parte dei casi sono frutto di uno squilibrio funzionale.
Non correggere quindi la disfunzione (deglutizione atipica, respirazione orale ecc..), porterà, in crescita, a fenomeni adattativi dello scheletro facciale e della colonna vertebrale con alterazione delle curve di compenso. Contratture muscolari, trigger points, clicks delle articolazioni della mandibola depongono per una disarmonia funzionale.
Questa darà luogo nel tempo ad alterazioni estetiche del viso, compensi posturali, cefalee muscolo-tensive. Spesso il sintomo ricorrente e che più preoccupa un genitore è la CEFALEA. Ci sono ragazzi in età adolescenziale che fanno regolarmente uso di analgesici di cui i sanitari ben conoscono gli effetti collaterali. Basta talvolta disingranare l’articolazione dei denti con un dispositivo da indossare la notte e come d’incanto la cefalea scompare.
Se poniamo attenzione alla morfologia occlusale ad esempio di un molare, non possiamo non meravigliarci di questo “disegno divino”. Cuspidi, fosse, vie di fuga messe al posto giusto, tutto è perfetto per realizzare un ingranaggio adeguato con il dente contrapposto. Capite però come sia facile alterare questo equilibrio articolare. Un dente ruotato, un’inclinazione dello stesso, un’anteriorizzazione o posteriorizzazione fanno saltare il banco. Non c’è più stabilità e il sistema non funziona e allora bisogna ricercarne le cause e poi correggere.
ORTODONZIA: etimologicamente denti dritti, ma avere i denti dritti, ben allineati, è solo uno uno dei primi step del trattamento, non è il punto di arrivo.
L’obiettivo ultimo è che i denti delle due arcate ingranino in maniera congrua con la muscolatura ben funzionante e priva di tensioni e con un risultato estetico “che bel sorriso”, che si armonizza con il resto del volto.